La mia Amazzonia #8: un insolito deserto
Dopo aver percorso in barca migliaia di chilometri lungo il Rio delle Amazzoni, ero arrivato a Manaus, la grande metropoli brasiliana che sorge nel cuore della Foresta Amazzonica. Dopo giorni interi immerso nella foresta selvaggia, era davvero strano veder spuntare all’orizzonte grandi palazzi moderni ed edifi coloniali fatiscenti, mentre il battello si avvicinava lentamente nel trafficato porto della città.
Trovo un ostello dove dormire, faccio finalmente una doccia degna di questo nome e mi dirigo subito al porto di Manaus per chiedere informazioni sui prossimi battelli in partenza verso Belém, nei pressi della foce del Rio delle Amazzoni. C’è n’è uno che salperà dopo 2 giorni o un altro dopo 6. Opto per quest’ultima soluzione, così da vivere un po’ di più questa strana metropoli tropicale.
Il centro storico di Manaus è davvero fatiscente, pieno di palazzoni coloniali che ricordano la grandezza che ebbe questa città agli inizi del secolo scorso, ma oggi totalmente abbandonati a se stessi. Imperdibile una visita al Teatro Amazonas, simbolo di Manaus. Con un po’ di fortuna è possibile anche assistere ad alcuni concerti e spettacoli gratuiti che periodicamente vengono portati in scena.
Dopo 6 giorni in questa strana ma piacevole città, ritorno nuovamente a bordo di un battello, altri quattro giorni dormendo sulle amache fino alla foce del fiume più grande al mondo. Durante quei giorni in barca faccio la conoscenza di Umberto, biologo brasiliano di origini italiane, l’unico con cui riesco a comunicare in lingua inglese. Le giornate scorrono lente e fiacche sul battello: si gioca a domino, io e Umberto ci sfidiamo a scacchi. Si mangia, si beve birra, la sera tutti i passeggeri salgono sul ponte superiore dai piani inferiori e si danza a ritmo di musica brasiliana.
Nei pressi della grande isola fluviale di Marajó, poco prima della foce del fiume, tantissime piccole comunità che vivono nel cuore della foresta e si avvicinano con le loro canoe al nostro battello, chiedendo qualche vestito, un po’ di soldi o qualche dono. Aspettano timidi sulla loro canoa sul fiume e qualcuno ogni tanto dal grande battello lancia un sacco di plastica in acqua, pieno di doni utili, che loro prontamente vanno a recuperare. Sono per lo più sono bambini piccolissimi, minuscoli di fronte la vastità del fiume e dell’ambiente circostante.
Dopo 96 lunghe ore ecco spuntare all’orizzonte la moderna città di Belém. Il mio viaggio in barca era finito ma avevo ancora qualcosa di meraviglioso da vedere. Prendo subito un autobus verso São Luís, nello Stato del Maranhão. Il suo centro storico, grazioso ma anch’esso in totale stato d’abbandono, è inserito nel patrimonio UNESCO per i suoi numerosi edifici ricoperti di maiolica, i cosiddetti azulejos.
Poco distante da qui, un altro autobus mi porta a Barreirinhas, punto d’accesso al meraviglioso parco nazionale dei Lençóis Maranhenses: un’immensa distesa di dune di sabbia, intervallate da centinaia di laghetti di acqua tiepida. Nonostante sembri un arido deserto, ci troviamo in una zona tropicale e, nella stagione delle piogge, tra una duna e l’altra si formano questi specchi d’acqua limpidissima.
Adesso il mio viaggio era veramente giunto al termine… o forse no?
Per vedere le puntate precedenti:
La mia Amazzonia #1: l’inizio di un lungo cammino
La mia Amazzonia #2: a spasso per Machu Picchu
La mia Amazzonia #3: Lima e la strada Panamericana
La mia Amazzonia #4: pappagalli romantici
La mia Amazzonia #5: amache e arcobaleni
La mia Amazzonia #6: Iquitos ed i suoi angeli
La mia Amazzonia #7: in barca per Manaus
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