Alla scoperta del Myanmar: l’arrivo a Yangon
C’è un viaggio che tutti dovremmo fare almeno una volta nella vita: un viaggio dentro noi stessi, perderci nei labirinti dei nostri pensieri e ritrovarci nel silenzio. Così, un giorno d’inverno, decisi di partire per la Birmania, o Myanmar. Avrei trascorso quasi un mese in questo misterioso paese del sud est asiatico, pronto a riempire l’anima di nuove esperienze.
Per anni isolato da una dittatura militare, il Myanmar è oggi uno dei paesi più poveri e meno sviluppati al mondo. E’ poco più grande della Francia e confina con il Bangladesh, l’India, la Cina, il Laos e la Thailandia. Atterro a Yangon il 14 febbraio, giorno di San Valentino. Si tratta della città più grande e moderna del Myanmar, nonché della vecchia capitale, prima che la giunta militare decidesse di spostarla a Naypyidaw, nel centro del paese.
L’immensa pagoda Shwedagon, simbolo di Yangon, è il più grande tempio del Myanmar e uno dei più imponenti monumenti al mondo dedicati a Buddha. Il suo stupa, rivestito d’oro, è alto 98 metri e domina la città come un gigantesco faro spirituale. Si dice che qui siano custoditi otto capelli dello storico Buddha Gautama, nonché altre reliquie dei suoi tre predecessori. Ogni giorno centinaia di fedeli si riuniscono nell’immensa terrazza che circonda lo stupa, e qui pregano. Quando il sole tramonta e le luci iniziano ad accendersi, si assiste ad uno spettacolare tripudio d’oro.
Yangon ha un passato coloniale: sotto il dominio britannico dalla metà dell’800 fino alla fine della seconda guerra mondiale, lungo le sue strade i monumenti buddisti si mescolano a edifici dal chiaro stile occidentale e ad enormi cattedrali cristiane.
Tra le prime cose che si notano, arrivando in Myanmar, c’è sicuramente lo strano abbigliamento: quasi tutti, infatti, uomini compresi, indossano il longyi, simile ad un sarong; le donne ed i bambini si spalmano sul viso il thanaka, una pittura gialla che profuma, protegge e decora. Ma soprattutto, quasi tutti hanno i denti rovinati dalla masticazione del betel, che ha effetti simili al caffè.
I numerosi templi e le immense statue di Buddha di Yangon, erano solo un assaggio di ciò che mi attendeva nel resto del paese.
Se questa prima parte del mio racconto di viaggio in Myanmar vi ha incuriosito, qui trovate il secondo episodio: una misteriosa roccia d’oro.
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