Lasciata la valle di Bagan ed arrivato a Mandalay, mi dirigo subito verso Mingun, dove visito la sua enorme pagoda, probabilmente la più grande pila di mattoni al mondo. Segnata dai terremoti, ne fu completato solo un terzo. La sua altezza sarebbe infatti dovuta essere di 150 metri.
Dopo un lungo viaggio in autobus, dal lago Inle a Bagan, scende la notte. Un breve riposo e la sveglia suona, quando fuori è ancora buio. Ogni mattina, prima del sorgere del sole, durante la stagione secca, sopra i templi di Bagan è possibile ammirare una danza davvero suggestiva: decine di mongolfiere si alzano in volo e regalano uno dei momenti più emozionanti di un viaggio in Myanmar.
Dopo essere arrivato nel villaggio di Kalaw, mi unisco ad un piccolo gruppo di cinque persone, guidato da due ragazzi di etnia shan. Il primo giorno di cammino ci addentriamo nei paesaggi rurali di questa regione. Qui intorno è possibile scoprire la cultura di numerose minoranze etniche: gli shan sono i più numerosi, ma ben presto avremmo fatto la conoscenza dei pa-o, i danu, gli intha, gli akha, i loi e altri. Dopo un tratto di foresta iniziale, ci ritroviamo a camminare tra piccolissimi villaggi isolati e varie attività agricole e piantagioni, tra cui quelle di thè, riso e sesamo.
Da Yangon prendo un autobus verso Kinpun, ai piedi di uno dei luoghi più sacri del paese: la pagoda Kyaiktiyo o Roccia d’Oro. Si trova in cima alla catena montuosa di Yoma e, secondo la leggenda, i pellegrini che compiono il tragitto per tre volte in un anno vengono ricompensati con ricchezze e fortuna.
Chi è Fabio Liggeri?
Dicono che io sia un travel influencer, a me piace semplicemente definirmi un viaggiatore. Qui racconto la bellezza che i miei occhi incontrano in giro per il mondo. Guido anche viaggi di gruppo alla scoperta dei luoghi più autentici e meno turistici del nostro pianeta. Per saperne di più su ciò che faccio, clicca qui.